CAMPOMAGGIORE, la Città dell’Utopia.

“Ai piedi delle Dolomiti lucane si trova il comune più piccolo della Basilicata, una realtà abbandonata dal 1885 tanto da essere divenuta una città fantasma”.
Oggi 1 maggio e tutte le domeniche, il sito sarà aperto per accogliere, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00, i visitatori. La Città dell’Utopia, un posto ideale per chi ama il paesaggio, l’archeologia, l’ambiente. Il percorso si snoda tra le rovine e gli elementi artistici, grazie ad una narrazione audio che rievoca la vita di un borgo simbolo dello scorrere inesorabile del tempo. Un borgo contraddistinto da due date: il 1741 e il 1885. Le vicende storiche narrano che una nobildonna Marianna Proto, vedova del Conte Nicola Rendina, a sottoscrivere il il 30 dicembre 1741 l’atto di fondazione del nascente borgo di Campomaggiore con i pochi coloni che vi si erano stanziati. A chi stabiliva la propria dimora venivano concessi un lotto di venti palmi per la costruzione della casa, terra da coltivare e altri benefici. In cambio i coloni si impegnavano a versare dei tributi in natura o in denaro e a svolgere dei lavori per i loro signori. Sarà Teodoro Rendina, nipote di Marianna, verso la fine del XVIII secolo, il vero protagonista della crescita culturale, economica ed urbana del borgo. Influenzato dall’architetto Giovanni Patturelli concepisce un modello di sistema viario e di edificazione a scacchiera. Fa realizzare la Piazza dei Voti, baricentro di tutto lo schema urbano, il palazzo dei Rendina, il Municipio, la caserma dei Carabinieri Reali, la nuova Chiesa parrocchiale e le strutture atte a ospitare i servizi e le botteghe per la comunità. Successivamente il nipote, il marchese Gioacchino Cutinelli Rendina, studioso di botanica ed esperto di agricoltura, darà impulso all’economia rurale così come alla creazione di nuovi quartieri, continuando quella tradizione innovatrice che farà di Campomaggiore un luogo simbolo di progresso. In 140 anni il borgo passa da circa 80 a 1525 abitanti. Il 9 febbraio del 1885, una maledettisima frana distrusse il paese. Le forze della natura rasero al suolo il borgo. Una data nefasta che non si può e non si deve dimenticare. Il sogno di un uomo, il conte Teodoro Rendina e della sua popolazione, svaniva, andava in frantumi. E’ questo il tempo del luogo spezzato che riprende finalmente a vivere nel tempo e nello sguardo dedicato del visitatore. Per informazioni ed eventuali prenotazioni contattare i seguenti recapiti:
3479539890
3283114771