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CAMPOMAGGIORE, un paese aperto all’integrazione dei migranti.

Rabiul, Rafiq, Sagor e Ajibur sono del Bangladesh. Una parte della piccola comunità asiatica che da qualche anno vive a Campomaggiore. Ragazzi a modo che lavorano per sostenere le proprie famiglie lontane a circa dodicimila chilometri di distanza. Si, dodicimila chilometri, una distanza che solo a sentirla ti va venire la pelle d’oca. Padri di famiglia che sognano di potersi ricongiungere proprio a Campomaggiore con le loro rispettive famiglie per crescere ed integrare i loro bambini. Amano Campomaggiore, un paese di cui dicono un gran bene per l’attenzione riposta nei loro confronti. Alcuni di loro lavorano in paese, altri si trasferiscono quotidianamente a Potenza facendo rientro alla sera. La loro presenza potrebbe invertire la tendenza all’abbandono delle nostre piccole comunità nonché al declino demografico per effetto della denatalità, dell’invecchiamento e dell’esodo verso le città. A Campomaggiore come d’altronde in tanti paesi lucani, ci sono moltissime abitazioni vuote e abbandonate, alcune irrimediabilmente diroccate, altre facilmente restaurabili che potrebbero accoglierli garantendo una parziale rinascita di territori altrimenti destinati al degrado. Una comunità quella di Campomaggiore che è già sede della Casa Famiglia di prima accoglienza “Lo Scoiattolo”. Una struttura per minori stranieri bisognosi di un “rifugio”. Loro, Raul, Rafiq, Sagor e Ajibur per raggiungere l’Italia hanno affrontato una miriade di difficoltà mettendo a repentaglio anche la stessa vita. Loro, sono e saranno parte del nostro futuro.